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giovedì 27 gennaio 2011

Gli Italiani non cambiano mai?

Guardate che cosa  ho trovato: l'ha scritta Gioacchino Belli 200 anni fa!
Cosa vi ricorda? Non è perfetta per quello che sta accadendo nel ns. Paese al giorno d'oggi con il "Rubygate"? Pazzesco! 
Certo che, al di là della genialità di Belli, una cosa è certa (e pure deprimente): sembra proprio che gli Italiani non cambino mai...
Mah!
:-(


Gioacchino Belli


Mentre

Mentre ch'er ber paese se sprofonna
tra frane, teremoti, innondazzioni
mentre che so' finiti li mijioni
pe turà un deficì de la Madonna
Mentre scole e musei cadeno a pezzi
e l'atenei nun c'hanno più quadrini
pe' la ricerca, e i cervelli ppiù fini
vanno in artre nazzioni a cercà i mezzi
Mentre li fessi pagheno le tasse
e se rubba e se imbrojia a tutto spiano
e le pensioni so' sempre ppiù basse
Una luce s'è accesa nella notte.
Dormi tranquillo popolo itajiano
A noi ce sarveranno le mignotte

Gioacchino Belli (Roma, 7 settembre 1791 – Roma, 21 dicembre 1863)


Mi è venuto in mente (per "par condicio") un altro romano geniale, il compianto Luciano Salce, uno degli intellettuali più lucidi e più sottovalutati della ns. cultura recente...
Nel suo "Colpo di Stato", un  film del 1969 introvabile e maledetto (e si può intuire il perchè) immagina che le Sinistre vincano le elezioni, ma che si rifiutino consapevolemente di governare, preferendo l'ignavia al coraggio...Anche questo non vi ricorda qualcuno e qualcosa?
:-)


mercoledì 19 gennaio 2011

Marx aveva ragione...

Capitalista

...Un altro post (la febbre rende! Eheheheh)...No comment! Dico solo una cosa: Marx aveva ragione! Altro che palle!
:-))



I Comandamenti del Capitalista (di The Center for Balance)

Professione di Fede

1. Fallo agli altri prima che gli altri lo facciano a te. Riduci in miseria i tuoi prossimi e tratta i loro lavori senza compenso, tariffa o retribuzione per assicurarti un profitto generoso dal più grande schiavo. Instaura il più autoritario dei regimi e non lasciare che alcuna moralità o potere della grande maggioranza interferisca con i più grandi profitti derivati dal preservare le disparità e tutti i poteri della depredazione tanto graditi dai ricchi.
2. Fai sì che in tutte le cose la tua Efficienza determinata dal capitale debba rimanere l’unico dio, e non lasciare che alcuna moralità, libertà o preoccupazione ecologista interferisca con il tuo diritto divino di trarre profitto, recingere o privatizzare a tuo beneficio.
3. Dovrai fare del denaro e del potere il tuo unico dio e obiettivo, e non tollerare nessuna vanità sciocca nel manifestare ad alcuno altre occupazioni o rivelazioni pericolose.
4. Per assicurarti il potere, non dovrai permettere alle persone di possedere o controllare le loro banche centrali (malgrado il Tesoro costituzionale spinga in senso contrario) dato che il debito monetario è il potere nevralgico e la forza motrice di fronte alla quale tutti gli altri impallidiscono e rimangono impotenti.
5. Dovrai possedere e controllare tutti i media e le agenzie di divulgazione delle notizie. Non lasciare che alcun redattore venga preferito per timore dell’influenza delle persone, di quello che vedono, sentono e leggono. Lascia che tutti i libri, i media e l’educazione sviluppino i nostri valori in modo esclusivo. Non lasciare che nessuna dottrina egualitaria né nessuna idea di equilibrio del “fattore” lavoro-capitale interferisca con tutto questo, il nostro progetto grandioso.
6. Farai sì che in tutte le cose la Crescita e la rovina pro capite siano le tue uniche divinità, e vanifica ogni volta l’Equilibrio. Dovrai vedere che l’umanità si moltiplica all’infinito. Non lasciare che sorga alcun equilibrio nella popolazione ché potrebbe servire per far conoscere lo stesso quantum di libertà, spazio terrestre, diritto naturale e piacere anche sui tuoi stessi figli, poiché questo distruggerebbe la nostra Crescita preziosa e proficua.
7. Farai sì che in tutte le cose opporrai resistenza all’Equilibrio, e anche all’equità sia di fattore che di genere, poiché io, il tuo Dio maschile del Cielo, ti ho detto così.
8. Non permettere l’emergere di comuni o cooperative libere, né il subentrare di alcuna iniziativa imprenditoriale no-profit, poiché una simile competizione deve essere temuta e proibita. Privatizza tutto come se fosse tuo diritto. Controlla i regni del potere così la grande maggioranza non disporrà possedimento esente da debiti, né l’accesso a ogni mezzo con cui si possa assicurare la libertà domestica, l’indipendenza e la democrazia.
9. Lascia che il reame della Natura venga conquistato e piegalo ai tuoi scopi di profitto. Brevetta e possiedi tutta la farmacopea della natura. Cambia la natura degli animali e allo stesso modo degli umani per servire i tuoi fini. Rendi off limits quelle terre fertili, quelle piante da cui le masse possano trarre agio, acquisire libertà naturale, assicurarsi rifugio dal nostro Mercato Libero, o inciampare su una qualsiasi rivelazione di una natura non egocentrica, cooperativa e spirituale.
10. Recinta il regno, poiché i senza terra e i dipendenti sono cibo per i tuoi obiettivi più grandi. Permetti che la nostra Interdipendenza sia sempre mediata dal ricco e dal potente, e assicurata nel nome di un’Efficienza che serve soltanto i nostri fini. Cerca di distruggere ogni scampolo di libertà naturale, di Stato e di indipendenza domestica. Fa che il nostro Mercato Libero di neo-schiavitù prevalga e tu ne trarrai profitto oltre ogni sogno più azzardato 

(Titolo originale: “The Capitalist Commandments”-Traduzione a cura di MICHELA SALANI-Fonti:  INFORMATIONCLEARINGHOUS  e THECENTERFORBALANCE)





...Chiudo con un' illuminante perla di Silvano Agosti sul denaro (e non solo). Adoro quest'uomo!


Grani di sabbia cosmica

 ...Stamattina, ancora febbricitante, pubblico una bella nota su Facebok dell'amica Lucilla Trapazzo, pittrice e regista di grande talento (potete scoprire il suo lavoro qui: http://www.lucillatrapazzo.com/ ). Buona lettura!


Lucilla Trapazzo


"Esistono piu' stelle, pianeti, galassie, nell'universo conosciuto, che grani di sabbia su tutta la terra, e' un fatto....
Mi afferra alla gola questa nostra solitudine cosmica:
noi, piccoli esseri fagociti, rinchiudiamo la vita terrena (e non parlo solo della vita della specie umana...) nel nostro citoplasma, e divoriamo mai sazi come tanti ''pacmen'' impazziti.
E' assordante il silenzio cosmico:
e si dissolvono nel nulla lo starnazzare senza meta dei nostri parlamenti, il fragore delle guerre, (anche di quelle sconosciute, che ''sono'', nonostante la negazione dell'essere nella societa' delle immagini: se non ''appari'' non esisti), le urla senza voce dei 220 milioni di bambini, che piegano la schiena perche' i nostri figli abbiano un pallone di cuoio in piu', un bicchiere di coca-cola in piu', un gadget firmato in piu'.
Se siamo figli di una specie aliena di milioni di anni piu' progredita di noi, non ne abbiamo conservato traccia nel nostro DNA collettivo... tra qualche millennio (o forse prima) il cancro ''uomo'' scomparira' dalla terra e, come dico in uno dei miei video, l'universo non ne avra' traccia.
Dagli esperimenti degli acceleratori di particelle, pare che l'universo per i primi secondi della propria esistenza fosse in forma liquida. se potessimo dissolverci in quel liquido primordiale, foriero di possibilita' e ricominciare da capo... esistenze finalmente con uno scopo."
Lucilla


...E, senza commento, vi lascio in compagnia di un video strepitoso in puro stile magrittiano...Vi saluto...across the universe! :-)


domenica 16 gennaio 2011

Il Circo mi mette tristezza...

...In questa febbricitante (ma intensissima) giornata d'inverno, vi posto un'accorata e sentita considerazione sul Circo dal blog dell'amica Orchidea De Santis...Che ne pensate?


"Non so quando è stata l'unica volta che andai a vedere lo spettacolo del circo. Certamente non da bambina perchè i miei avevano altro a cui pensare e di questo, dopo aver visto uno spettacolo, gliene sono grata! Letizia, mia sorella, che spesso ha fatto le veci dei miei genitori, ed anche lei era ed è appassionata di spettacoli, mi portava a vedere in questo periodo di feste natalizie, "Holiday on ice", che mi piaceva da impazzire. Vedere questi artisti con vestiti di tantissimi colori tutti luccicanti messi in risalto da una sapiente illuminazione e muoversi a suon di musica sui pattini sulla immensa pista giacciata, quello si era uno spettacolo magico!
Invece il circo come gli zoo mi mette tristezza. Mi immedesimo in quella tigre che è costretta a saltare il cerchio di fuoco e penso " povero animale così fiero e regale assoggettato dall'uomo per un gioco di abilità idiota". Oppure quell'elefante che danza, si inchina per salutare quel pubblico che senza un briciolo di sensibilità ride ed applaude al patetico show dell'involontario buffone.
Questo è ciò che lo spettatore vede, ma dietro le quinte?
Nei circhi, gli animali sono prigionieri che vengono costretti ad addestramenti crudeli ed umilianti. Per un orso è naturale ballare o per i leoni essere costretti a sedere su degli sgabelli a suon di frusta? Per tigri e pantere è naturale saltare attraverso un cerchio infuocato, considerando il terrore atavico degli animali per questo elemento? No, lo sappiamo non è naturale! Non entro nei dettagli di tali addestramenti, non ce n'è bisogno perchè è possibile immaginarli. Per stravolgere completamente l'istinto di un animale, è necessario ricorrere alla violenza e oggi di violenza ce n'è troppa e portare i bambini a vedere questo spettacolo apparentemente innocuo significa istillarla anche se in buona fede. Oggi l'ignoranza non deve essere più tollerata. Ci sono tanti altri modi più educativi per conoscere gli animali e ci sono tantissimi artisti acrobati straordinari che hanno lasciato il circo con gli animali per esibirsi al pubblico con la sola loro arte che non è poca. 
 
Voglio andare al circo senza leggere la sofferenza negli occhi degli animali.
(Orchidea De Santis, 13-12-2010)


...E per finire un video  dell'ormai leggendario "Cirque du Soleil" che ha riportato il Circo ad Arte sublime ed inarrivabile...Un bacioooo


Inversione a U

Ebbene sì...Siamo nati per essere felici, ma ce lo dimentichiamo regolarmente: tutta la nostra vita è in effetti un viaggio di ritorno verso l'Estasi e la Felicità primigenia!  Siamo tanto sciocchi da non osare nemmeno pensare di poter esercitare un tale diritto naturale...In tal senso anche il Cammino Regale dei Tarocchi rappresenta questo viaggio di ritorno, dal Mago al Matto...
Ci interessiamo a ciò che c'è fuori, dimenticandoci di guardare dentro... Gli Alchimisti osservavano che, in effetti, l'inizio del vero cammino del Sè inizia con una radicale "inversione a U"! Il viaggio consiste nel tornare dentro...
Il discepolo inizia realmente il suo personale "Viaggio dell'Anima" solo quando comincia a spostare l'attenzione da ciò che è fuori a ciò che è dentro...Sappiate che quando nulla cambia realmente nella ns. vita semplicemnte  è solo che stiamo continuando a "guardare fuori di noi" e non "dentro"! 
Questo è il primo, unico, fondamentale, passo verso il "Coming home", l'"Eterno Ritorno", il ritorno a casa!!!

Dagli splendidi Tarocchi della Trasformazione, nati nel "mondo" di Osho, vi regalo una parabola che fa al caso nostro: è un episodio legato alla vita di Rabiya al-Adawia, una stupenda mistica medievale. La storia è connessa al Tarocco n. 57 (chiamato "Intelligenza") ed è seguita dalle parole luminose di Osho, uno dei Maestri più grandi di sempre...Enjoy!

"Ho sentito narrare un episodio della vita di Rabiya al-Adawia, una grandissima mistica Sufi. Una sera, gli abitanti del suo quartiere la trovarono seduta in mezzo alla strada, mentre cercava qualcosa. Era ormai anziana, e la sua vista era debole, difficilmente avrebbe potuto trovare qualcosa con il calar della notte, per cui i suoi vicini si avvicinarono per aiutarla. Le chiesero: “Cosa stai cercando?” 
Rabiya rispose: “È una domanda irrilevante: sto cercando; se potete aiutarmi, aiutatemi!” 
Risero e dissero: “Rabiya, sei impazzita? Dici che la nostra domanda è irrilevante, ma se non sappiamo cosa stai cercando, come potremo aiutarti?” 
Rabiya disse: “Va bene, solo per accontentarvi, vi dirò che cerco un ago. Ho perso il mio ago”. Subito si misero a cercarlo, ma in breve si resero conto che la strada era larga e lunga e un ago era una cosa piccolissima, per cui chiesero: “Rabiya, per favore, puoi dirci dove l’hai perso? Il punto preciso, altrimenti sarà molto difficile trovarlo: la strada è così larga e noi potremmo cercarlo in eterno… dove l’hai perso?” 
Rabiya disse: “Ecco che di nuovo fate una domanda irrilevante. Cosa c’entra con la mia ricerca?” 
Si fermarono e le dissero: “Di certo sei impazzita!” 
Rabiya disse: “Va bene, solo per accontentarvi, vi dirò che l’ho perso in casa mia.” 
Allibirono: “Ma allora perché lo cerchi qui?” 
E si dice che Rabiya abbia detto: “Perché qui c’è luce e in casa non c’è luce alcuna”. 
Il sole stava ancora tramontando e in strada c’era ancora un po’ di luce."

"È una parabola di significato profondo. Hai mai chiesto a te stesso cosa stai cercando? Hai mai posto come punto di profonda meditazione, conoscere cosa stai cercando? No. Anche se in qualche istante, una vaga apparenza, un pallido sogno ti hanno dato un remoto spiraglio, un’idea vaghissima di ciò che stai cercando, non hai alcuna idea precisa, non l’hai mai saputo con esattezza. Ancora non l’hai definito. 
Se cerchi di farlo, più diventa definito, e maggiore sarà la sensazione che non è affatto necessario cercarlo. Quella ricerca può continuare solo in uno stato di vaghezza, in uno stato di sogno, allorché le cose non sono chiare e si continua a cercare. Spinto da una pulsione interiore, mosso da un’ignota emergenza interiore, sai solo una cosa: hai bisogno di cercare. Questo è un bisogno interiore. Ma non occorre affatto che tu sappia cosa stai cercando. Ma se non sai cosa stai cercando, come potrai trovarlo? 
È qualcosa di vago: tu pensi che sia il denaro, il potere, il prestigio, la rispettabilità. Ma poi vedi le persone rispettabili, i potenti… anche loro stanno cercando. Vedi le persone incredibilmente ricche: anche loro stanno cercando. Tutti sono alla ricerca, fino all’ultimo giorno di vita. Quindi la ricchezza non aiuterà, il potere non servirà: la ricerca continua malgrado tutto ciò che si raggiunge. 
Di certo si sta cercando qualcos’altro. Questi nomi, queste etichette – denaro, potere, prestigio – servono solo ad appagare la mente. Servono solo a darti la sensazione che stai cercando qualcosa… e quel qualcosa è ancora indefinito, è una vaghissima sensazione. La prima cosa che un vero ricercatore deve fare, un ricercatore che sia diventato un po’ presente e consapevole, è definire la ricerca. Deve formulare un concetto netto che la definisca: di cosa si tratta? Deve farla affiorare, deve uscire dall’inconscio onirico; deve guardarla direttamente; deve mettersi a confronto. 
E immediatamente avverrà una trasformazione: se inizi a definire la tua ricerca, inizierai a perdere qualsiasi interesse per qualsiasi ricerca. Più sarà definita, meno sarà presente. Quando sarà evidente, quando la conoscerai in ogni dettaglio, all’improvviso scomparirà. Esiste solo quando tu non sei attento. 
Lasciamelo ripetere: la ricerca esiste solo quanto tu sei addormentato; la ricerca esiste solo quando tu non sei consapevole. L’inconsapevolezza crea la ricerca. 
Certo, Rabiya ha ragione. All’interno non c’è luce, e poiché non c’è luce e non c’è alcuna consapevolezza dentro di te, ovviamente tu continui a cercare all’esterno; perché all’esterno le cose sembrano più evidenti. Tutti i nostri sensi sono estroversi: gli occhi si aprono verso l’esterno. Le mani si muovono, si protendono verso l’esterno; le gambe si spostano all’esterno; le orecchie sentono i rumori e le voci che vengono dall’esterno. Qualsiasi sia il tuo strumento di percezione, si apre all’esterno: tutti e cinque i sensi si muovono in maniera estroversa. 
E tu inizi a cercare lì, dove puoi vedere, sentire, toccare – la luce dei sensi ricade sull’esterno. E colui che ricerca è all’interno. Questa dicotomia va compresa. Il ricercatore è all’interno, ma poiché la luce è all’esterno, egli inizia a muoversi in maniera ambiziosa: cerca di trovare all’esterno qualcosa che lo appaghi. Non accadrà mai. Non è mai accaduto. La natura stessa delle cose lo rende impossibile, perché se non ricerchi colui che ricerca, ogni tua ricerca sarà priva di qualsiasi significato. Se non arrivi a sapere chi sei, tutto ciò che ricerchi è futile, perché non conosci il ricercatore in sé. E senza conoscerlo, come potrai incamminarti nella giusta dimensione, nella giusta direzione? È impossibile. 
La prima cosa, la cosa fondamentale, dev’essere presa in considerazione per prima! Se ogni ricerca si fermasse e tu all’improvviso diventassi consapevole che ora esiste un’unica cosa da conoscere: “Chi è questo ricercatore dentro di me? Cos’è questa energia che vuole ricercare? Chi sono io?”, in quel caso accadrebbe una trasformazione. All’improvviso ogni valore muterebbe: inizieresti a muoverti all’interno del tuo essere. In quel caso, Rabiya non sarebbe più seduta in mezzo alla strada, alla ricerca di un ago che è stato perso da un’altra parte, nel buio della propria anima interiore. Quando inizierai a muoverti dentro di te…
Per molte vite sei stato all’esterno, sotto un sole cocente, nel mondo; pertanto, quando entri dentro di te, ti rendi conto di aver completamente dimenticato come riadattare gli occhi. La meditazione non è altro che questo: riadattare la tua visione, i tuoi occhi. 
E se continui a guardare dentro di te – ci vorrà tempo – per gradi, lentamente, inizierai a percepire all’interno una luce meravigliosa. Ma non è una luce aggressiva: non assomiglia al sole, è più simile alla luna. Non acceca, non stordisce, è molto calma, quieta; non è calda, è estremamente compassionevole, è un lenitivo, un balsamo. Pian piano, quando ti sarai adattato alla luce interiore, vedrai che tu ne sei la sorgente stessa. Colui che ricerca è la cosa cercata. Allora vedrai che tutti i tesori si trovano già dentro di te, e il problema era solo questo: tu stavi cercando all’esterno. Stavi cercando quel tesoro da qualche altra parte, all’esterno, mentre era sempre stato dentro di te, all’interno. Lo cercavi nella direzione sbagliata, ecco tutto."
(Osho)


sabato 15 gennaio 2011

SATIRA & ZEN?



Oggi mi viene da chiedermi (e da chiedervi): ma...che cos'è la SATIRA? E perchè dà così fastidio e fa così male? Ho trovato una bellissima " voce" di Wikipedia di cui  vi allego il link (http://it.wikipedia.org/wiki/Satira). 
Ma vorrei andare oltre...Trovo che la SATIRA abbia a che fare (udite! udite!) più con la SPIRITUALITA' che con il Teatro e la Comicità!
Essa è paragonabile alle tecniche Zen e ai paradossi che molti Maestri usavano e usano nella storia della Religiosità su questo pianeta: un distacco dal mondo che a che fare con la testimonianza di ciò che accade! Non è il giudizio che importa alla Satira, ma l'osservazione del mondo; non è il luogo comune che interessa, ma la forza della Verità.... non è il benpensare, ma il volare alto dell'Aquila che tutto vede con impietoso distacco! E pure  l'indignazione e l'invettiva dei Grandi della Satira sembrano  escamotages, puri trucchi per provocare -attenzione- non una reazione, ma una risposta (che è ben altro!).
Insomma...quasi una sorta di koan zen?
YES! IT IS! 
Ricordate la  favola di Andersen "I vestiti nuovi dell'Imperatore" (già citata in un precedente post di questo blog)? E' come se la Satira smascherasse la truffa dell'Imperatore: essa è come il bambino della fiaba che, osservando con gli occhi dell'innocenza  permette lo svelamento della manipolazione e il ritorno alla realtà e alla purezza!
Ecco perchè dà così fastidio: perchè strappa le maschere e le frantuma sotto il peso della semplicità e della verità!





In Italia la Satira  gode di ottima salute: si pensi a Daniele Luttazzi, ai fratelli Corrado, Sabina e Caterina Guzzanti, a Beppe Grillo, per non parlare dell'immenso Dario Fo, di Paolo Rossi, di Antonio Albanese e di  tanti altri che non sto qui a ricordare... Del resto furono gli antichi Romani a "inventarla" e quindi il ns. inconscio collettivo ne è intriso...Non fatevi ingannare dal fatto che essa sia perseguitata e censurata: buon segno! Vuol dire che il Potere la teme!
:-)

Daniele Luttazzi



...Voglio però regalarvi tre giganti della Satira americana che magari conoscete poco o affatto: Bill Hicks, George Carlin e Sarah Silverman. Purtroppo i primi due sono morti abbastanza giovani (Carlin recentemente)...Lunga vita, invece, alla splendida Sarah!







...e come bonus il pezzo capolavoro di Frankie Hi-NRG, "Quelli che benpensano"...Calza a pennello! Enjoy!



venerdì 14 gennaio 2011

La Manipolazione Mentale di Massa

neo
Se un’aquila, che potrebbe tranquillamente volare libera nei cieli, cresce con la convinzione di essere un pollo, rimarrà per sempre dentro il pollaio (Anthony De Mello)



...Oggi inizio col postarvi un brano tratto da "Neuroschiavi", un libro imperdibile sulla manipolazione della mente.
Ed è già...MATRIX!
:-(






Eccone degli stralci significativi.


INFORMAZIONE L’importanza dell’informazione è fuori da ogni discussione. Informare, lo dice il nome stesso che deriva da “in-formare”, cioè dare forma. Ma dare forma a cosa, se non alle coscienze? Non a caso, tutte le grandi dittature hanno iniziato sempre con il controllo dei mezzi di comunicazione (mass-media), proprio per plasmare le menti e coscienze delle persone. La totalità delle persone, educata dalla tivù alla passività e pigrizia mentale sin dall’infanzia, non sviluppa la capacità di mantenere l’attenzione autonomamente, se non è emotivamente coinvolta. I manipolatori questo lo sanno bene e per veicolare le loro informazioni mantengono viva l’attenzione della gente, agendo direttamente nell’emotività. Questo si chiama intrattenimento. Il paradosso è che sono le persone stesse che esigono di essere intrattenute e non informate, e ovviamente il Sistema le accontenta: informa (a modo loro) attraverso l’intrattenimento. L’importanza dei mezzi di comunicazione, è enorme. Ai fini della governabilità, soprattutto nelle società basate sul consenso, è indispensabile limitare, ma anche controllare e orientare l’informazione, la costruzione della rappresentazione illusoria del mondo e da cui dipende la produzione e gestione del consenso.

DISTRAZIONE Tecnicamente il distrarre l’attenzione cosciente di una persona assorbendola in qualche attività o distraendola con notizie e informazioni assolutamente inutili, lascia il subconscio sguarnito del suo presidio critico, rendendo possibile l’instillazione di suggestioni, immagini, storie, ecc. Tutto quello che viene veicolato dai media in virtù del controllo capillare che esiste, è totale distrazione di massa. Le telecamere e le luci dei riflettori vengono indirizzate su problematiche del tutto inutili per noi (la casa del partito di governo, i rom, gli stupri, delinquenza, l’assassinio in famiglia, ecc.), ma estremamente funzionali per il Sistema, che in questa maniera non fornisce le Vere informazioni e notizie. Riempiono, per così dire, il palinsesto mediatico, per riempire il nostro cervello con spazzatura, idiozie, gossip, e altre stupidità amene. Una volta raggiunto il limite non c’è più spazio per le cose importanti. 

OBBEDIENZA VOLONTARIA Ogni establishment che si rispetti, ha il suo arsenale di mezzi di dominazione, il cui fine ultimo è quello di produrre compliance, cioè obbedienza, conformazione da parte delle persone. Dominare gli altri significa ottenere la loro accondiscendenza più o meno volontaria. Naturalmente è meglio se volontaria, cioè ottenuta con la manipolazione (illusione, persuasione, intimidazione o condizionamento), anziché imposta con la forza (dittature, colpi di stato).

SCUOLA
La scuola è il mezzo primario per la manipolazione culturale e mentale.
Abituare i bambini, attraverso l’esecuzione ripetuta per anni degli ordini degli insegnanti, a seguire gli ordini delle autorità; abituarli alla sistematica gratificazione, all’assenza di regole e di confronti con la realtà, sforna creature incapaci di auto-disciplina, completamente dipendenti e incapaci di organizzarsi. Bambini siffatti, saranno adulti corrotti e dipendenti dall’esterno, quindi più facilmente manipolabili. Nelle scuole, da una parte l’insegnamento delle materie fondamentali è concepito in modo di prevenire proprio il formarsi di una visione d’insieme, dall’altro si cerca che le nuove generazioni non dubitino mai che il sistema di potere sia democratico e legittimo.
.
IL SENSO DI IMPOTENZA Un'altra strategia, strettamente interconnessa con il tema del controllo, è la gigantesca campagna mediatica che inculca il senso di impotenza. Un vera e propria operazione pianificata che sta facendo da una parte assuefare a sentirsi impotenti, e dall’altra desensibilizzando alla violenza. Come viene attuato tutto ciò? Bombardando di immagini e notizie violente (assassinii, stragi, eccidi, distruzioni, brutalità) senza che avvenga alcun intervento e/o cambiamento per porvi fine. Perché lo fanno? Assuefacendoci ad accettare l’illegalità, il degrado, il furto, il crimine, l’insicurezza del territorio, le bande, l’immigrazione selvaggia, ecc. come cose inevitabili e irrisolvibili, e contemporaneamente non lasciando il tempo di pensare e riflettere, subissandoci di infiniti, incalzanti, estenuanti adempimenti: fisco, contributi, tasse, tariffe, bolli, revisione caldaia, auto, ecc., non è possibile per noi capire cosa sta realmente accadendo, e soprattutto non è possibile organizzarci di conseguenza. Il senso di impotenza, grazie ai mezzi di comunicazione di massa sta contagiando la società occidentale in maniera capillare, le persone oramai sono completamente apatiche e prive di volontà di cambiamento. Per quale motivo dovremmo cambiare noi stessi e la nostra vita, se non vediamo la luce, se le aspettative sono assolutamente nere? Questo però blocca e paralizza le coscienze di milioni di persone totalmente in balia del Sistema.

ASSOCIAZIONE E RIPETIZIONE Una iniziativa oggettivamente poco accettabile come una guerra, una legge, una tassazione, ecc. può essere resa meno pesante etichettandogli una denominazione falsa ma semanticamente “buona”, accettabile (lotta al terrorismo, democratizzazione, liberazione, sicurezza collettiva, ristrutturazione, guerra umanitaria, missili intelligenti, ecc.) e ripetendola fino allo stremo in ogni situazione e circostanza. La ripetizione di un messaggio, uno spot, se diventa pervasiva, se avviene molte volte al giorno, può far assorbire il contenuto, le implicazioni del messaggio stesso come se fossero un fatto provato, anche se non lo sono (“le armi di distruzione di massa di Saddam”, “le torri gemelle e Bin Laden”, ecc.). Analogamente applicando denominazioni odiose, repulsive (antisemita, negazionista, disubbidienti, revisionista, terrorista, stato canaglia, ecc.) si può ottenere l’effetto contrario, al fine di colpire, delegittimare, screditare, criminalizzare le iniziative, le persone, le idee non gradite. Pensiamo alla nostra società, in cui ogni canale televisivo ha un suo serial popolare, tanto per fare un esempio di indottrinamento, nel quale la polizia, la magistratura svolgono un’azione efficace, incorruttibile a tutela del cittadino, mentre la realtà vede la criminalità sempre più fuori controllo e le istituzioni sempre più inefficienti.

LO SHOCK DI MASSA Mettendo singole persone o intere popolazioni sotto shock, si può produrre il loro consenso a un cambiamento, riforma, legge, restrizione di libertà, guerra, ecc. L’esempio delle Torri Gemelle e delle leggi repressive e guerre avvenute dopo, è lapalissiano. Sfruttano l’effetto sorpresa e di spavento come enorme fattore di distrazione e paralisi di massa, inibitore di possibili reazioni e resistenze. Lo shock è molto generico e può essere prodotto da catastrofi naturali (epidemie, terremoti, virus, minacce, pandemie, ecc.), quanto da fatti economici (recessioni, crisi, crolli in borsa, fallimenti, ecc.) e politici (guerre, colpi di stato, ecc.).

SCREDITARE TUTTI
Il debunking o discredito è una forma manipolatoria,
che consiste nel confutare, nello smontare, teorie e informazioni che vanno contro il pensiero ufficiale dominante. Oppure screditare i diffusori di queste teorie e informazioni. Il debunker attacca la controinformazione con messaggi semplici, discorsivi, prevalentemente a livello emotivo, con “ganci” diretti all’inconscio, piuttosto che alla logica. Questi attacchi non si rivolgono al contenuto, alle idee, ma mirano a screditare la fonte e l’autore sul piano morale associandolo spesso ad affiliazioni “appestanti” coi terroristi, nazisti, fascisti, comunisti, antisemiti, antisionisti, ecc. L’approdo estremo del debunking è quello di portare lo smascheramento degli smascheratori alle estreme conseguenze, ossia portare l’opinione pubblica alla conclusione che tutto è marcio, tutti mentono, tutti sono ladri, tutti fregano. Per tanto la verità non si potrà mai sapere, e quindi è moralmente giustificato arrangiarsi, infischiarsi di tutto e tutti. Si giunge all’egoismo più radicale e disumanizzante.

AVERE SEMPRE UN NEMICO
La frustrazione genera tensione e aggressività;
e l’aggressività può scaricarsi contro di sé o contro un oggetto esterno. Quando un tale tipo di frustrazione è diffusa in tutta la popolazione, il momento è propizio per fondare un movimento e/o organizzare un attacco verso il nemico. Nel nostro mondo tormentato da insicurezza e frustrazione c’è un gran bisogno psicologico e sociale di un nemico, di colpevoli, di capri espiatori (terroristi, rom, immigrati, ecc.).

Nessuno è più schiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo –Goethe
 
(Adattamento di  Marco Canestrari)


...A questo proposito vi consiglio un altro libro fondamentale sull'argomento, che, in un certo senso, va ancora più in profondità, toccando direttamente la tematica della manipolazione spirituale: "Preti e politici: la mafia dell'Anima" di Osho....Cercatelo! Davvero imprescindibile!



...Vi lascio  con un brano da "V for Vendetta", un gran bel film, metafora della ribellione alla manipolazione, tratto dall'omonima graphic novel di Alan Moore...Buon Bianconiglio a tutti!
:-)


mercoledì 12 gennaio 2011

Vanessa Branca - "La città dei cani"

...dall'ispirazione dell'amica Vanessa Branca di Roma arriva la Good News di questo inizio anno.
"I sogni avevo pensato di lasciarli alla prossima vita, poi invece ho deciso di realizzarli....dando un senso a questa."
Così dice Vanessa sulla pagina Facebook dalla quale la sua splendida e toccante iniziativa sta gradatamente entusiasmando molti amanti degli animali a Roma e in tutto il paese
...A dimostrazione che nulla è impossibile e che l'Amore fa magìe!

Datele il vostro supporto sulla pagina Facebook 
http://www.facebook.com/pages/VANESSA-BRANCALA-CITTA-DEI-CANI/117269711626954

Tanta luce, Vanessa!

Vanessa Branca
Vanessa Branca



"Immaginate un canile come non l’avete mai visto prima. Dotato d’impianto fotovoltaico, tanto per incominciare, con un ospedale veterinario aperto 24 ore su 24, un supermercato low-cost di prodotti per animali e una zona didattica dove insegnare ai bambini come rapportarsi con i loro amici a quattro zampe e con determinate razze in particolare. E ancora: il progetto originario prevede uno spazio ristoro dove fare l’aperitivo e persino una struttura ricettiva nella quale fermarsi a riflettere sull’adozione nel caso in cui una persona necessitasse di più tempo. Un sogno? Non proprio. L’idea è venuta a Vanessa Branca, autrice televisiva, romana, una vita spesa nel volontariato, che fin da bambina fantastica di realizzare un complesso di questo tipo. E che da un anno a questa parte si sta adoperando per trasformare il sogno in realtà, anche grazie all’appoggio del Comune e dell’assessore all’Ambiente Fabio De Lillo.
«Si chiamerà la città dei cani», esordisce l’ideatrice del progetto. E quando dice «città» intende una città vera e propria. In grado di accogliere cani e gatti bisognosi di aiuto ma anche i padroni. «Mi piacerebbe che diventasse un luogo di ritrovo dove gli amanti degli animali possano trascorrere del tempo insieme e non un semplice canile», sorride Vanessa. Ma altrochè canile: ascoltandola parlare scopriamo che quello che ha in mente si avvicina di più a un resort di lusso. L’ambizione neanche troppo velata è di diventare un punto di riferimento a livello nazionale. Già pronto il terreno; a meno d’intoppi dell’ultimo minuto entro un anno e mezzo le Città dei Cani vedrà la luce alla Bufalotta. «Tra le altre cose - prosegue Vanessa - realizzeremo un portale dove consultare i profili degli animali presenti nella struttura, con la loro storia e le loro fotografie». Nelle sue intenzioni il portale servirà anche a dare una mano alle cosiddette «associazioni trasparenti», ovvero quelle associazioni che ospitano un numero di cani ristretto, in modo da aiutarle ad acquisire maggiore visibilità così da favorire le adozioni.
In una città in cui il problema del randagismo è più vivo che mai, stando alle ultime stime ammonterebbero a oltre 5mila i cani senza padrone che girovagano per la Capitale, con i canili che sono sul punto di scoppiare tanto sono pieni e che non sempre si dimostrano all’altezza della situazione, la città di cui parla Vanessa rappresenta senz’altro una soluzione interessante. Incredibile l’entusiasmo suscitato fin qui dal progetto. «Il sostegno che ho ricevuto da parte della gente mi ha lasciato senza parole» confida l’artefice di tutto questo. Per pubblicizzare l’idea della «Città dei Cani» Vanessa ha fatto perno su Facebook e nel giro di un anno il gruppo che ha appositamente creato sul social network ha totalizzato più di 7mila contatti.
«In questi mesi mi hanno scritto in molti dicendomi di volere fare una donazione - racconta - c’è chi si è proposto di vendersi i quadri pur di poter dare il suo contributo e perfino chi si è detto pronto a devolverci un terreno dove realizzare la struttura nel caso non ce l’avessimo già». Un'autentica maratona di solidarietà, non c'è che dire, a riprova del fatto che Vanessa sembra aver colto nel segno."


(fonte: http://www.ilgiornale.it)


(Vi lascio con una sua videointervista di qualche mese fa, prima che il progetto diventasse realtà...)

mercoledì 5 gennaio 2011

La Vita non è ...il PIL!

Buon anno a tutti! Eccoci con il primo post di questo 2011 appena iniziato...Un'illuminante considerazione di Italo Romano da http://eccocosavedo.blogspot.com sulla "dittatura" dell'Economia e del concetto di PIL nella ns. vita...Meditate, gente, meditate!

 




"Per chi è nato negli ultimi cinquanta anni, sotto l’assurda dittatura del Pil, per chi ha vissuto per anni con l’idea che la misura della ricchezza e del benessere sia data dal Prodotto interno Lordo. Per chi è abituato a lavorare ogni santo giorno, per oltre otto ore al giorno per un pizzico di benessere in più è un’enormità di vita buttata nel cesso. Per chi nonostante soccombe sotto il peso del sistema e nonostante tutto esegue ubbidiente, e per chi il sistema lo cavalca o addirittura lo gestisce, l’idea di frenare questa folle corsa è inapplicabile.
Ingabbiati dal sistema. Senza movimento di uomini e merce non vi è lavoro, senza lavoro non vi sono soldi e senza soldi non si può bere, mangiare, vivere sotto un tetto dignitoso etc. E’ un sistema circolare che, nonostante la sua crudeltà, può sembrare perfetto. Eppure non è così. Difatti negli ultimi anni i costi sociali e ambientali sono stati ingenti, hanno oltrepassato la soglia della dignità civile. Il sistema è circolare ma lo sviluppo è rettilineo. In un mondo finito, quale è il nostro, è impossibile sostenere una crescita continua all’infinito. Ora pensandoci meglio il nostro “perfettissimo” sistema circolare, somiglia di più a un cane che si morde la coda. Oggi tutto fa Pil: un terremoto, una frana, un incidente d’auto etc. Pensate alla catena messa in moto da un semplice tamponamento senza gravi conseguenze: meccanico per riparare le auto o concessionaria per ricomprarne una nuova, medici e infermieri, poliziotti o carabinieri, soccorso stradale, assicurazione delle auto coinvolte, eventuali avvocati e giudici per una possibile causa, carburante consumato etc. Tutto questo ha contribuito a incrementare il nostro Prodotto interno lordo, che, per i signori economi, corrisponde a un incremento di benessere. Ma questo voi lo chiamate benessere? Allora possiamo arrivare a pensare che in una nazione dove anche la percentuale di ossigeno che respiriamo è Pil, tutto è ben manovrato dall’alto e la manfrina che ci sorbiamo ogni dì dai telegiornali è puro moralismo. L’uomo di oggi ha solo una scelta: essere merce o essere consumatore. Questa è l’unica libertà che abbiamo. Secondo la dittatura del Pil la felicità di un individuo è collegata all’ultimo iPad acquistato, all’ultima festa a cui si è partecipato, all’ultima vacanza low cost da cui si è appena tornati (preferibilmente puttan tour) etc. Da questa concezione di felicità il mondo che ne viene fuori è mostruoso!
In questi anni ho visto veri e propri tossicodipendenti da lavoro. Gente costretta a lavorare negli orari e nei giorni più assurdi. A nero, sottopagati, senza diritti, senza sicurezza, come robot o animali da soma. Causa le nuove tecnologie (pensate a quanto ci ha cambiato la vita il cellulare) viviamo a ritmi forsennati, per lo più inumani. La situazione ci è sfuggita di mano, ammettiamolo. Tutto ciò, non è più a misura d’uomo. Ci siamo chiusi in una cella e abbiamo buttato la chiave. Ci siamo resi schiavi di un’unità di misura. Abbiamo dato troppa importanza al vil denaro! Oggi molti sarebbero disposti alle cose più orrende per avere quel poco di ricchezza che gli permettesse di vivere secondo uno dei tanti modelli preconfezionati tra cui questa dittatura ci “permette” di scegliere. E’ una catena di sensi di colpa, finti doveri e reali costrizioni che ci costringe a prendere parte a una lotta che non ci appartiene. Un gioco al massacro che ha una sola regola: il più forte vince e i deboli soccombono! Questo giochetto ha creato una forte ed evidente disparità nel mondo, ma, se guardiamo bene, anche intorno a noi. I pochi detengono quasi tutto e ai molti non resta che scannarsi per le briciole. Eccovi servite: guerra, rivolte, terrorismo, violenza etc. Dinanzi questo scenario apocalittico non resta altro che provare a dimenticare ed eccovi: droghe, alcool e manie di ogni sorta. Tutto pianificato, gli architetti di questa invisibile dittatura sono stati a dir poco geniali. Geniali si, ma non perfetti. Questa delirante corsa verso l’infinito ha avuto un inizio e avrà una fine. Noi possiamo scegliere il finale: renderlo dolce, tranquillo e sereno, frenando amabilmente e riscoprendo il gusto della vita; oppure continuare la incosciente corsa fino a schiantarsi contro il muro lì in fondo, trovandosi improvvisamente nell’inferno creato dalla nostra cecità. Che lo vogliamo o no la decrescita sarà il prossimo step. Felice e obbligatoria che sia è la normale conseguenza della sfrenato capitalismo odierno.
Il benessere di un uomo non è legato alla quantità dei beni posseduti ma, all’equilibrio che esso riesce a raggiungere con se stesso, i propri simili e la natura che lo circonda. Non so quanto tempo ancora ci separa dell’era della decrescita ma, in alcune zone del mondo è già iniziata: rifiuti zero, gruppi di acquisto solidale, energie rinnovabili, eco edilizia, transizioni etc. Per i più ottusi ci sarà da aspettare di più. Gli schiavi del sistema si accorgeranno del default solo quando noteranno i loro templi del consumo vuoti. Quando le loro ricchezze saranno tali solo per loro. Quando si accorgeranno che quei pezzi di carta di cui è gonfio il loro portafoglio non potranno più fare la differenza. Per loro la decrescita sarà traumatica, vedranno crollare i loro dei in un solo giorno e si accorgeranno di quanto sia vuota la loro vita senza di loro. Sarà decrescita, silenziosa, beata per alcuni, violenta per molti.
Alla fine della corsa, guardandoci intorno, ci accorgeremo che non sempre la meta vale il viaggio. A tutti sarà evidente che la decrescita sarà appagante, rivitalizzante, etica e soprattutto felice

(fonte: OLTRELACOLTRE)


Nel 1968 Robert Kennedy, candidato alla Presidenza U.S.A., tenne un discorso sulla reale ricchezza delle Nazioni e sul PIL. Tre mesi dopo fu assassinato! (Che combinazione, eh?)
Eccovi l'ormai leggendario discorso integrale in italiano da una puntata di Report di qualche mese fa...