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lunedì 6 dicembre 2010

IL "RISORGIMENTO" ERA ANCHE DONNA!

..Si avvicina il 150° anniversario dell'Unità d'Italia e, mentre sugli schermi il bellissimo film sul Risorgimento di Mario Martone "Noi credevamo" sta registrando un ottimo riscontro di pubblico e di critica, io ne approfitto per omaggiare una musa misconosciuta del Risorgimento: CRISTINA TRIVULZIO DI BELGIOIOSO. Letterata, rivoluzionaria, principessa, benefattrice, spiritualista, femminista ante litteram...tante sono le definizioni che potremmo trovare per Cristina, ma tutte insufficienti per un personaggio a tutto tondo che sfugge -fortunatamente- a qualsiasi catalogazione e che si sta disvelando sempre più come una vera e propria icona dell'Ottocento...

Godetevi questa splendida breve biografia di Paolo Colussi dal sito www.storiadimilano.it


"Cristina Trivulzio di Belgioioso, la donna che visse cinque volte" 
(di Paolo Colussi)



Nata a Milano nel palazzo di piazza sant'Alessandro il 28 giugno 1808 e battezzata nella chiesa omonima con ben dodici nomi, Cristina Trivulzio era destinata ad avere, se non dodici, certamente almeno cinque vite diverse, tutte avvincenti come un romanzo.
E' difficile, tra tanta abbondanza di fatti, atteggiamenti ed idee, trovare gli aggettivi capaci di dirci in sintesi chi fu questo personaggio, troppo noto in vita ed oggi relegato in un angolino della memoria collettiva. (La via Cristina Belgioioso a Milano si trova a Roserio, dopo lo svincolo autostradale, e porta a Pero.)
Di lei si è detto tutto il bene e tutto il male possibile, quand'era in vita e anche dopo la sua morte per molti anni. In seguito, dopo un silenzio durato molti decenni, è iniziato a riaffiorare un personaggio sempre più positivo, sempre più forte, ed oggi esistono numerose sue biografie che la dipingono come un'eroina lombarda, inflessibile e tenace: la "madre di tutti i femminismi".

La Princesse ruinée

Questo è il primo personaggio che incontriamo. La piccola Cristina cresce gracile e malaticcia in una famiglia scombinata. Il padre, tutto preso dalle memoria degli antenati, muore a 32 anni quando Cristina ne ha solo quattro, lasciandola unica erede del suo ramo. La madre, una donna di buon carattere e incline a godersi la vita più allegramente possibile, si risposa subito con Alessandro Visconti d'Aragona, dal quale avrà tre figlie e un figlio. Cristina passa l'infanzia a studiare e a trastullare i fratellastri, si trova bene con il patrigno finché questi, coinvolto negli arresti dei Carbonari, pur scampando allo Spielberg, resta profondamente scosso dalla disavventura trasformandosi in una larva abulica e piagnucolosa. La madre, dal canto suo, si consola subito con un conte napoletano, allegro e buon suonatore di flauto.
A sedici anni, destinata ad un triste cugino, figlio del tutore, si ribella e sposa (24 settembre 1824) invece Emilio di Belgioioso, bello, giovane e grande conquistatore di cuori femminili. L'enorme dote di una delle più ricche ereditiere d'Italia convince subito il giovanotto, che aveva già intaccato seriamente il proprio patrimonio.
Cristina si accorge presto dello sbaglio, l'unico veramente grave della sua vita. Già soffriva di crisi epilettiche, un male che la tormenterà a fasi alterne per tutta la sua esistenza, ora si aggiunge la sifilide contratta dal marito (1826). Quando quest'ultimo, che andava in giro con la carrozza di Lord Byron - un'enorme vettura arredata con due letti - , le propone con convivere con la sua nuova amante, Cristina si ribella, lascia Milano e inizia a vivere davvero la propria vita (dicembre 1828). Da principio tutto sembra bello: lasciati alle spalle i pettegolezzi ostili dei nobili milanesi viaggia per l'Italia incontrando persone interessanti e interessate alla sua persona. E' bella, una bellezza strana che affascina e incuriosisce. I capelli neri circondano un viso ovale pallidissimo dominato da due grandi occhi che guardano fisso, senza mai battere le palpebre.
Cristina a Parigi - Ritratto di V. VidalSoggiorna a Genova, Roma (aprile-maggio 1829), Napoli e Firenze (1830). In maggio è a Ginevra. In queste città, però, frequenta anche personaggi sospetti alla ultrasospettosa polizia austriaca di Milano. Le spie austriache si interessano a lei, già "colpevole" per la bigotta burocrazia asburgica di avere abbandonato il marito. Alla fine, durante un soggiorno a Lugano (giugno-luglio 1830), manifesta aperta simpatia nei confronti del partito repubblicano vincitore delle elezioni in quella città (settembre 1830) ed è la goccia che fa traboccare il vaso. Le viene ingiunto di rientrare a Milano. Forse non ci sarebbero state sanzioni contro di lei, ma Cristina teme di venire rinchiusa in convento e scappa in Francia. Quel giorno, il 19 novembre 1830, una giovane principessa amante dei balli e delle brillanti conversazioni viene così trasformata in una eroina rivoluzionaria. Confiscati i beni, Cristina si ritrova a ricamare la bandiera per l'infelice spedizione nella Savoia organizzata dai patrioti esuli, infervorati dagli avvenimenti del marzo 1831. In Provenza conosce Augustin Thierry.
Fallita la spedizione, Cristina, che ha speso i pochi soldi che aveva portato con sè (ed ha anche firmato due pesanti cambiali) arriva in aprile a Parigi con una lettera di Thierry per François Mignet.
Il soggiorno a Parigi, dal 1831 al 1840, è un romanzo. Corteggiata da tutti, adorata dal vecchio generale Lafayette, Cristina vive una stagione eccezionale, ancora ben presente nella storia della letteratura francese. Abita da principio in rue Vignon 7 accanto alla Madeleine, scrive articoli sul “Constitutionel” e dà lezioni di disegno e pittura. Augustin Thierry - Pastello di CristinaAppena riesce a recuperare parte delle sue rendite, apre un salotto famoso in rue d’Anjou, una traversa del Foubourg St. Honoré. De Musset, Balzac, Listz, Heine, Bellini sono innamorati di lei, ciascuno a suo modo. Tutti vengono respinti con garbo e civetteria. Le simpatie si rivolgono piuttosto a personaggi più austeri, agli intellettuali e ai politici che dominano la scena del nuovo regno orleanista di Luigi Filippo, l'ultimo discendente di Valentina Visconti a sedere sul trono di Francia. Tra questi vi sono: lo storico Augustin Thierry, il politico e futuro presidente delle Repubblica francese Adolphe Thiers e infine François Mignet.
François Mignet era un giovane bellissimo, grande oratore e insigne storico. Era stato uno dei principali artefici della rivoluzione orleanista, ma aveva rinunciato subito a trarre vantaggi politici dalla sua popolarità accontentandosi del posto di direttore degli François Auguste MignetArchivi degli Affari Esteri dove poteva continuare i suoi diletti studi.
Quest'uomo molto schivo e riservato, tanto schivo verso il gentil sesso da sollevare voci su una sua presunta impotenza sessuale, diventerà prima l'amico più fedele e poi il marito segreto di Cristina. Da questo rapporto molto riservato tra i due, dopo una gravidanza semiclandestina a Versailles, il 23 dicembre 1838 nascerà una bambina: Maria.
La paternità di Mignet non sarà mai rivelata apertamente, nemmeno nel loro carteggio, resta un'ipotesi, fondata su numerosi e solidi indizi, che oggi è accettata da tutti. Ufficialmente, per ragioni dinastiche più che economiche, Maria sarà sempre figlia di Emilio di Belgioioso, che proprio in quel periodo era ospite di Cristina a Parigi.


La riformatrice sociale

La nascita di Maria segna l'inizio della seconda vita di Cristina. Il clima persecutorio della polizia austriaca si è molto attenuato dopo l'incoronazione del nuovo imperatore ed è quindi possibile il ritorno a Milano, che avviene nel luglio 1840. Cristina, però, a causa della bambina, teme ancora più di prima le maldicenze. Lo stesso Manzoni la farà mettere alla porta quando Cristina vorrà dare l'ultimo saluto alla madre morente del grande romanziere. Si stabilisce quindi a Locate, a sud di Milano, feudo dei Trivulzio da quando il grande Gian Giacomo lo aveva "comperato" dall'abbazia di Chiaravalle.
Il castello dei Trivulzio a LocateLa povertà, l'ignoranza, le malattie dei contadini di Locate mettono davanti agli occhi di Cristina una realtà molto diversa da quella dei salotti parigini. Pensava di chiudersi nella sua grande casa a studiare e a crescere la sua bambina, invece si lascia prendere interamente dai problemi dell'ambiente che la circonda e così, con l'aiuto di alcune teorie utopistiche ascoltate in Francia - saintsimoniane e fourieriste - si improvvisa riformatrice sociale.
La principessa dal fascino misterioso, civetta e "commediante" per le molte rivali francesi, diventa di colpo una lombarda dai modi pratici e decisi. Prima di tutto vanno sistemati i bambini, ed ecco un asilo che verrà giudicato in termini entusiastici da Ferrante Aporti, poi vengono le scuole, maschili e femminili, con grande scandalo dei nobili lombardi e del buon Manzoni che non capisce perché si debbano istruire i contadini. Il paese si trasforma, dapprima è diffidente, poi accoglie le innovazioni con gioia, anche perché la Signora segue attentamente ogni iniziativa e ne garantisce il buon esito.
Nel frattempo, in sintonia con i nuovi panni indossati a Locate, Cristina studia e pubblica le sue prime opere: il Saggio sulla formazione del dogma cattolico e la traduzione in francese della Opere di Gian Battista Vico, con un'ampia introduzione. Scritti entrambi in francese e pubblicati in Francia, questi libri rendono ancora più ostile nei suoi confronti l'ambiente milanese e non solo milanese. E' il colmo! Non solo questa donna dà lezioni di economia agraria e di buona amministrazione ai proprietari terrieri lombardi, ma invade addirittura il campo della filosofia e - apriti cielo! - della teologia. Nel 1843 Lehman le fa il celebre ritratto.

La rivoluzionaria

I tempi intanto stanno cambiando in fretta. L'intera Europa inizia dal 1845 a dare segni di turbolenza, e Cristina non si fa trovare impreparata. Nel febbraio del '45 rileva una rivista patriottica, la "Gazzetta italiana", in gravi difficoltà economiche e la trasforma l'anno dopo in una rivista, l'"Ausonio", sul modello della celebre "Revue des Deux Mondes". Nel 1846 scrive sotto falso nome la Storia della Lombardia con le critiche al Confalonieri che faranno molto arrabbiare i patrioti milanesi.
I patrioti italiani, negli anni che preparano il '48, sono intenti a litigare tra loro furiosamente e non fanno quindi fatica ad accanirsi anche contro una rivista diretta da una donna. Cristina tira diritto orientandosi sempre più verso una soluzione unitaria e monarchica sotto l'egida dei Savoia. Nel '47 viaggia in tutta l'Italia allacciando rapporti con i maggiori esponenti del Risorgimento: Cavour, Cesare Balbo, Nicolò Tommaseo, Giuseppe Montanelli e molti altri. Fa visita anche a Carlo Alberto.
Cristina in viaggio da Napoli a GenovaI disordini a Milano del 2 gennaio 1848 in occasione dello sciopero del tabacco la trovano a Roma. Si parla di un mandato di arresto contro di lei. Da questo momento da giornalista diventa rivoluzionaria. Gli avvenimenti del '48 e del '49 la trovano sempre in prima linea. Dopo le Cinque Giornate arriva a Milano guidando la "Divisione Belgioioso", un gruppo di circa 200 volontari da lei reclutati e trasportati in piroscafo a Genova e da lì a Milano. Nel pieno della battaglia politica muore l’amato segretario Stelzi, che verrà il seguito sepolto a Locate nello stesso cimitero dove riposerà la salma di Cristina. Le vicende del cadavere “imbalsamato” dello Stelzi, raccontate romanzescamente dal Barbiera, alimenteranno dopo la sua morte la leggenda della sua necrofilia.
La delusione per il "tradimento" di Carlo Alberto a Milano la fa avvicinare ai repubblicani ed eccola a Parigi con Carlo Cattaneo a difendere la condotta dei milanesi durante le Cinque Giornate, diffamata dagli emissari austriaci e piemontesi. Delusa dall'atteggiamento del governo francese, si unisce ai patrioti della Repubblica Romana, adoperandosi giorno e notte negli ospedali durante l'assedio della città. Ed ecco un colpo di genio: di fronte all'emergenza ed al caos degli ospedali romani, Cristina inventa le "infermiere". Fino a quel momento negli ospedali ad aiutare i medici c'erano solo i "facchini" per il trasporto dei malati, gli attuali portantini. Da buona milanese, memore delle "dame della crociera" della Ca' Granda, Cristina pensa ad un corpo di volontarie laiche dedite ad aiutare i malati, ad assisterli e a confortarli. Assolda così uno stuolo di dame, di borghesi e ... di prostitute. La presenza di queste ultime, negata da Cristina in una lettera al papa, ma da lei ammessa nel carteggio privato con l'amica Caroline Jaubert, creerà un grave scandalo quando questo carteggio verrà pubblicato a Parigi dall'amica con il permesso, più o meno tacito, dell'autrice.
L'avventura romana finisce, come è noto, molto male. Dopo essersi battuta in tutti i modi per salvaguardare i feriti e i prigionieri, Cristina deve riparare in fretta a Civitavecchia e fuggire a Malta. Da Malta, poi da Atene, e infine da Costantinopoli vengono scritte le lettere sopra ricordate che saranno in seguito pubblicate nel volume Ricordi nell'esilio, un’opera recentemente ristampata in Italia, anche se già irreperibile.

L'Oriente

Odiata dai milanesi, odiata dai patrioti per i suoi Ricordi, furibonda contro gli amici francesi colpevoli di aver appoggiato la spedizione del generale Oudinot contro la Repubblica Romana, Cristina, con la figlia e l'istitutrice inglese, lascia l'Europa.
E' amareggiata e delusa, ma tutt'altro che vinta. Inizia una nuova vita di pioniere, di reporter, di principessa. Acquista una piccola valle in Cappadocia e vi fonda una colonia agricola aperta ai profughi italiani. L'esperienza di Locate le serve per avviare programmi di riqualificazione agricola dei terreni, senza dimenticare la popolazione turca che viene assistita e curata come se fossero i suoi contadini. La vita da Signora feudale con un gruppo di profughi sbandati non troppo volonterosi si rivela però difficile e avara di soddisfazioni. Il colpo di stato del 2 dicembre 1851 che dà a Luigi Napoleone il potere assoluto in Francia la amareggia ancora di più, e così, nel gennaio 1852, inizia il viaggio in Terra Santa, un'avventura nell'avventura che nel giro di un anno condurrà la strana comitiva, mista di turchi ed europei, a visitare i posti più sperduti e selvaggi del Vicino Oriente.
Del soggiorno in Turchia e del suo viaggio attraverso l'Anatolia, la Siria, il Libano e la Palestina, Cristina parlerà in molti articoli, interessanti soprattutto per lo sguardo acuto e dissacrante con il quale vengono smontati i miti dell'Oriente esotico, fastoso ed opulento. Vengono invece messe spietatamente a nudo le miserie di una società dove mancano gli affetti famigliari, dove la sporcizia regna ovunque, dove le donne sono abbandonate all'ignoranza, alla pigrizia, alla stupidità. In questi resoconti si coglie meglio che in ogni altra pagina il suo vero credo, che era riformista e cristiano. E' ormai una donna matura quella che scrive dalla Turchia, ma ancora molto energica e coraggiosa. La prova più difficile viene subito dopo il ritorno da Gerusalemme. Un profugo bergamasco al quale era stata data una casa e un lavoro, rimproverato perché aveva malmenato l'istitutrice inglese con la quale aveva stretto una relazione, accecato dall'odio colpisce Cristina con cinque coltellate nel luglio 1853. Le ferite non sono mortali, nella confusione generale è lei stessa a dirigere i suoi soccorritori e ad istruirli su come prestarle le prime cure, ma da questa disavventura ne uscirà piuttosto male. Invecchiata, storta nella figura, debilitata, ritorna in Italia tre anni dopo, non appena il governo austriaco, di nuovo "paterno" verso i fuorusciti, le dissequestra i beni.


La madre nobile

Nel novembre 1855 è a Parigi nella casa di rue di Montparnasse 28 che aveva fatto costruire negli anni ‘40. Nel gennaio del 1856 è di nuovo a Locate (tiene un appartementino a Milano). Nel giro di pochi mesi muoiono molti dei suoi vecchi amici: Heine, Thierry, De Musset. Il rapporto con Mignet si è del tutto raffreddato. Nel novembre 1860 vende la casa di Parigi.
Cristina con la figlia, il genero e la nipotinaMuore anche Emilio di Belgioioso, sfigurato e privo di ragione per via della sifilide. Fino all'ultimo Cristina cerca di ottenere dal marito il riconoscimento della figlia, senza riuscirci. E' questa l'ultima delle sue battaglie. Maria ha ormai vent'anni, non ha ancora un nome e se non verrà riconosciuta dai Belgioioso non potrà essere riconosciuta nemmeno dalla madre. Finalmente, alla fine del 1860, il riconoscimento arriva, e Maria, appena giunta ad essere una Barbiano di Belgioioso, diventa marchesa Trotti sposando a Locate (24 gennaio 1861) un vedovo, onesto e gentile, con l'assenso pieno di Cristina che conclude così la sua difficile missione di madre. Non del tutto, però. Il primo e difficile parto di Maria farà soffrire la neo-nonna più di qualsiasi altra sua avventura. E' questa l'unica volta che, leggendo le sue lettere, la troviamo sopraffatta dal panico e dallo smarrimento. La bambina viene chiamata Cristina. Trascorrerà l’estate nella villa di Blevio.
Gli ultimi dieci anni, morirà il 5 luglio 1871 nella casa della figlia a Milano, non li trascorre a fare la calza. Fonda un giornale, l'"Italie", destinato a pubblicizzare in Europa la politica italiana, scrive saggi politici e, nel primo numero della rivista "Nuova Antologia",  su richiesta del vecchio amico Terenzio Mamiani pubblica il saggio "Della presente condizione delle donne e del loro avvenire" che si conclude con queste parole:
"Vogliano le donne felici ed onorate dei tempi avvenire rivolgere tratto tratto il pensiero ai dolori ed alle umiliazioni delle donne che le precedettero nella vita, e ricordare con qualche gratitudine i nomi di quelle che loro apersero e prepararono la via alla non mai prima goduta, forse appena sognata felicità!"
 

Opere di Cristina di Belgioioso reperibili nella biblioteche lombarde


Biografie di Cristina di Belgioioso


Archer Brombert, Brett, Cristina Belgiojoso, Milano, Dall'Oglio 1981
Barbiera, Raffaello, La principessa di Belgioioso, Milano, Treves 1894
Barbiera, Raffaello, Passioni del Risorgimento. Nuove pagine sulla Principessa Belgiojoso e il suo tempo, Milano, Treves 1903
Cazzulani, Elena, Cristina di Belgiojoso, Lodi, Lodigraf, 1982 (Brera T 82 D 230)
Gattey, Charles Neilson, Cristina di Belgiojoso [A bird of curious plumage], Firenze, Vallardi 1974 (Brera T 74 D 196)
Guicciardi, Emilio, Cristina di Belgiojoso Trivulzio cento anni dopo, Milano, "La Martinella di Milano", 1973 (Brera T 73 C 541)
Incisa, Ludovico e Trivulzio, Alberica, Cristina di Belgioioso, Milano, Rusconi 1984 (Brera Coll. It. O 519/48)
Malvezzi, Aldobrandino, La principessa Cristina di Belgioioso, Milano, Treves 1936
Petacco, Arrigo, La principessa del Nord, Milano, Rizzoli 1992 (Brera T 93 C 1426)
Santonastaso, Giuseppe, Il socialismo fourierista e Cristina di Belgiojoso, Genova-Brescia, Paideia 1963, pp. 126-137 (Brera Nuova Misc. C 121)
Severgnini, Luigi, La principessa di Belgioioso. Vita e opere, Milano, Virgilio 1972 (Brera T 72 D 121)

...Molto utile da consultare e ricco di informazioni è il recente sito www.cristinabelgiojoso.it


Nel film di Martone CRISTINA è interpretata da Francesca Inaudi prima e da Anna Bonaiuto poi...


Francesca Inaudi (Cristina giovane)

 Anna Bonaiuto (Cristina anziana)

 ...E per finire il trailer del film...

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