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domenica 16 gennaio 2011

Inversione a U

Ebbene sì...Siamo nati per essere felici, ma ce lo dimentichiamo regolarmente: tutta la nostra vita è in effetti un viaggio di ritorno verso l'Estasi e la Felicità primigenia!  Siamo tanto sciocchi da non osare nemmeno pensare di poter esercitare un tale diritto naturale...In tal senso anche il Cammino Regale dei Tarocchi rappresenta questo viaggio di ritorno, dal Mago al Matto...
Ci interessiamo a ciò che c'è fuori, dimenticandoci di guardare dentro... Gli Alchimisti osservavano che, in effetti, l'inizio del vero cammino del Sè inizia con una radicale "inversione a U"! Il viaggio consiste nel tornare dentro...
Il discepolo inizia realmente il suo personale "Viaggio dell'Anima" solo quando comincia a spostare l'attenzione da ciò che è fuori a ciò che è dentro...Sappiate che quando nulla cambia realmente nella ns. vita semplicemnte  è solo che stiamo continuando a "guardare fuori di noi" e non "dentro"! 
Questo è il primo, unico, fondamentale, passo verso il "Coming home", l'"Eterno Ritorno", il ritorno a casa!!!

Dagli splendidi Tarocchi della Trasformazione, nati nel "mondo" di Osho, vi regalo una parabola che fa al caso nostro: è un episodio legato alla vita di Rabiya al-Adawia, una stupenda mistica medievale. La storia è connessa al Tarocco n. 57 (chiamato "Intelligenza") ed è seguita dalle parole luminose di Osho, uno dei Maestri più grandi di sempre...Enjoy!

"Ho sentito narrare un episodio della vita di Rabiya al-Adawia, una grandissima mistica Sufi. Una sera, gli abitanti del suo quartiere la trovarono seduta in mezzo alla strada, mentre cercava qualcosa. Era ormai anziana, e la sua vista era debole, difficilmente avrebbe potuto trovare qualcosa con il calar della notte, per cui i suoi vicini si avvicinarono per aiutarla. Le chiesero: “Cosa stai cercando?” 
Rabiya rispose: “È una domanda irrilevante: sto cercando; se potete aiutarmi, aiutatemi!” 
Risero e dissero: “Rabiya, sei impazzita? Dici che la nostra domanda è irrilevante, ma se non sappiamo cosa stai cercando, come potremo aiutarti?” 
Rabiya disse: “Va bene, solo per accontentarvi, vi dirò che cerco un ago. Ho perso il mio ago”. Subito si misero a cercarlo, ma in breve si resero conto che la strada era larga e lunga e un ago era una cosa piccolissima, per cui chiesero: “Rabiya, per favore, puoi dirci dove l’hai perso? Il punto preciso, altrimenti sarà molto difficile trovarlo: la strada è così larga e noi potremmo cercarlo in eterno… dove l’hai perso?” 
Rabiya disse: “Ecco che di nuovo fate una domanda irrilevante. Cosa c’entra con la mia ricerca?” 
Si fermarono e le dissero: “Di certo sei impazzita!” 
Rabiya disse: “Va bene, solo per accontentarvi, vi dirò che l’ho perso in casa mia.” 
Allibirono: “Ma allora perché lo cerchi qui?” 
E si dice che Rabiya abbia detto: “Perché qui c’è luce e in casa non c’è luce alcuna”. 
Il sole stava ancora tramontando e in strada c’era ancora un po’ di luce."

"È una parabola di significato profondo. Hai mai chiesto a te stesso cosa stai cercando? Hai mai posto come punto di profonda meditazione, conoscere cosa stai cercando? No. Anche se in qualche istante, una vaga apparenza, un pallido sogno ti hanno dato un remoto spiraglio, un’idea vaghissima di ciò che stai cercando, non hai alcuna idea precisa, non l’hai mai saputo con esattezza. Ancora non l’hai definito. 
Se cerchi di farlo, più diventa definito, e maggiore sarà la sensazione che non è affatto necessario cercarlo. Quella ricerca può continuare solo in uno stato di vaghezza, in uno stato di sogno, allorché le cose non sono chiare e si continua a cercare. Spinto da una pulsione interiore, mosso da un’ignota emergenza interiore, sai solo una cosa: hai bisogno di cercare. Questo è un bisogno interiore. Ma non occorre affatto che tu sappia cosa stai cercando. Ma se non sai cosa stai cercando, come potrai trovarlo? 
È qualcosa di vago: tu pensi che sia il denaro, il potere, il prestigio, la rispettabilità. Ma poi vedi le persone rispettabili, i potenti… anche loro stanno cercando. Vedi le persone incredibilmente ricche: anche loro stanno cercando. Tutti sono alla ricerca, fino all’ultimo giorno di vita. Quindi la ricchezza non aiuterà, il potere non servirà: la ricerca continua malgrado tutto ciò che si raggiunge. 
Di certo si sta cercando qualcos’altro. Questi nomi, queste etichette – denaro, potere, prestigio – servono solo ad appagare la mente. Servono solo a darti la sensazione che stai cercando qualcosa… e quel qualcosa è ancora indefinito, è una vaghissima sensazione. La prima cosa che un vero ricercatore deve fare, un ricercatore che sia diventato un po’ presente e consapevole, è definire la ricerca. Deve formulare un concetto netto che la definisca: di cosa si tratta? Deve farla affiorare, deve uscire dall’inconscio onirico; deve guardarla direttamente; deve mettersi a confronto. 
E immediatamente avverrà una trasformazione: se inizi a definire la tua ricerca, inizierai a perdere qualsiasi interesse per qualsiasi ricerca. Più sarà definita, meno sarà presente. Quando sarà evidente, quando la conoscerai in ogni dettaglio, all’improvviso scomparirà. Esiste solo quando tu non sei attento. 
Lasciamelo ripetere: la ricerca esiste solo quanto tu sei addormentato; la ricerca esiste solo quando tu non sei consapevole. L’inconsapevolezza crea la ricerca. 
Certo, Rabiya ha ragione. All’interno non c’è luce, e poiché non c’è luce e non c’è alcuna consapevolezza dentro di te, ovviamente tu continui a cercare all’esterno; perché all’esterno le cose sembrano più evidenti. Tutti i nostri sensi sono estroversi: gli occhi si aprono verso l’esterno. Le mani si muovono, si protendono verso l’esterno; le gambe si spostano all’esterno; le orecchie sentono i rumori e le voci che vengono dall’esterno. Qualsiasi sia il tuo strumento di percezione, si apre all’esterno: tutti e cinque i sensi si muovono in maniera estroversa. 
E tu inizi a cercare lì, dove puoi vedere, sentire, toccare – la luce dei sensi ricade sull’esterno. E colui che ricerca è all’interno. Questa dicotomia va compresa. Il ricercatore è all’interno, ma poiché la luce è all’esterno, egli inizia a muoversi in maniera ambiziosa: cerca di trovare all’esterno qualcosa che lo appaghi. Non accadrà mai. Non è mai accaduto. La natura stessa delle cose lo rende impossibile, perché se non ricerchi colui che ricerca, ogni tua ricerca sarà priva di qualsiasi significato. Se non arrivi a sapere chi sei, tutto ciò che ricerchi è futile, perché non conosci il ricercatore in sé. E senza conoscerlo, come potrai incamminarti nella giusta dimensione, nella giusta direzione? È impossibile. 
La prima cosa, la cosa fondamentale, dev’essere presa in considerazione per prima! Se ogni ricerca si fermasse e tu all’improvviso diventassi consapevole che ora esiste un’unica cosa da conoscere: “Chi è questo ricercatore dentro di me? Cos’è questa energia che vuole ricercare? Chi sono io?”, in quel caso accadrebbe una trasformazione. All’improvviso ogni valore muterebbe: inizieresti a muoverti all’interno del tuo essere. In quel caso, Rabiya non sarebbe più seduta in mezzo alla strada, alla ricerca di un ago che è stato perso da un’altra parte, nel buio della propria anima interiore. Quando inizierai a muoverti dentro di te…
Per molte vite sei stato all’esterno, sotto un sole cocente, nel mondo; pertanto, quando entri dentro di te, ti rendi conto di aver completamente dimenticato come riadattare gli occhi. La meditazione non è altro che questo: riadattare la tua visione, i tuoi occhi. 
E se continui a guardare dentro di te – ci vorrà tempo – per gradi, lentamente, inizierai a percepire all’interno una luce meravigliosa. Ma non è una luce aggressiva: non assomiglia al sole, è più simile alla luna. Non acceca, non stordisce, è molto calma, quieta; non è calda, è estremamente compassionevole, è un lenitivo, un balsamo. Pian piano, quando ti sarai adattato alla luce interiore, vedrai che tu ne sei la sorgente stessa. Colui che ricerca è la cosa cercata. Allora vedrai che tutti i tesori si trovano già dentro di te, e il problema era solo questo: tu stavi cercando all’esterno. Stavi cercando quel tesoro da qualche altra parte, all’esterno, mentre era sempre stato dentro di te, all’interno. Lo cercavi nella direzione sbagliata, ecco tutto."
(Osho)


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