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domenica 17 ottobre 2010

Fa' un lavoro che ti piace, e fatti pagare per farlo (Gurdjieff)

Questo è uno degli aforismi più conosciuti e abusati di Gurdjieff!
Neanche a dirsi, è ovviamente stato oggetto di molte considerazioni: trovo incredibile come si sia data enfasi alla seconda parte dell'aforisma, o per farne un trionfante mantra materialistico, o per affibbiare a Gurdjeff una matrice cinica da rigettare assolutamente...
E la prima parte dell'aforisma? E' evidente che è la vera premessa dell'haiku, l'incipit, il fondamento!
QUANTI FANNO UN LAVORO CHE GLI PIACE REALMENTE?
Perchè se così non fosse ( e così non è per la stragrande maggioranza delle persone), dovremmo considerare che siamo una sorta di ladri, in quanto ci stiamo facendo pagare per qualcosa che non amiamo e nel quale nonn siamo versati...La frase di Gurdjieff sottintende anche il bisogno e la necessità (spirituali prima ancora che materiali) di lavorare con amore! In un certo senso se non c'è amore non si può nemmeno chiamarlo lavoro, verrebbe da dire...

" Perchè la richiesta di corresponsione della giusta retribuzione per un lavoro fatto con amore e serietà deve essere tacciata di materialismo?" Prendo a spunto questa ispirata domanda della mia cara amica Elda per analizzare la seconda parte dell'aforisma di Gurdjieff: "...E FATTI PAGARE PER FARLO"
Notiamo subito l'imperativo morale: FATTI PAGARE!
Mi viene subito da pensare come nella sua apparente semplicità l'aforisma di un maestro sia così ricco di sfaccettature e di implicazioni. Ovviamente non è un caso...ed è esattamnete questo che intendiamo per parole di luce : poche parole,con la forma leggera di una piuma ma della stessa consistenza energetica di una pietra!
Ma veniamo al dunque: perchè è giusto farsi pagare per il lavoro fatto con amore? Perchè l'amore chiama amore, se il lavoro è un'energia di amore, la retribuzione non può che essere altrettanto!
Non può che trattarsi in effetti che di uno scambio energetico! Uno scambio che in una società consumistica, distratta, superficiale e così fuori dai ritmi naturali delle cose non può essere altrimenti.
Un tempo, in ambienti piccoli il baratto rappresentava uno scambio alla pari, anche sul piano energetico (tra l'altro basato sui reciproci bisogni delle due parti in gioco); al giorno d'oggi questo sarebbe quasi impossibile.
La restribuzione rappresenta quindi un modo di tenere in equilibrio l'energia: questo significa -udite udite- che il pagamento è assolutamente necessario per chi paga (se non  addirittura...maggiormente necessario!) perchè altrimenti egli si troverebbe debitore energeticamente, in una fase di squilibrio!
Tutto questo non esclude il "dono", il "present", come direbbero gli Anglosassoni (anche nella ns.lingua abbiamo questo doppio significato del sostantivo), ma il dono rappresenta un surplus di energia, che scaturisce appunto dal presente, dal qui-e-ora, dal cuore! un regalo -giustappunto- dell''Esistenza per così dire, una sorta di Serendipity, che non risponde più alla logica dello scambio, ma dell'ispirazione più alta...
Il dono appartiene alla carta delle Stelle, il luminoso Arcano 17 che rappresenta amore, arte, ispirazione, creatività, ecc. ecc.
Insomma ricapitolando LAVORO e RETRIBUZIONE sono due ali dello stesso uccello che solo rimanendo in equilibrio permettono all'energia di scorrere tra le due parti come due vasi comunicanti...
Trattasi di amore insomma, di nient'altro...Se la consapevolezza (anche inconscia) che si tratti d'amore manca da almeno una delle due parti...ecco che il circuito fa tilt! E lo vediamo costantemente e pesantemente nella ns. società, che non è altri che lo specchio amplificato all'ennesima potenza del nostro personale...

Vi lascio con Silvano Agosti, discusso, geniale e rivoluzionario regista...Ascoltate il suo "discorso" Quante implicazioni!

Meditate, gente, meditate!
:-)

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